25 APRILE 2010 A VOLTERRA


Pubblico il discorso fatto durante la cerimonia ufficiale in sala del Consiglio dal rappresentante dell’ANPI Fabrizio Longarini:

Buongiorno a tutti  i presenti, alla Autorità, Civili, Militari e Religiose e al Signor Sindaco. Fa davvero immenso piacere vedere una Sala del Consiglio così gremita da tante persone. Molto indegnamente, ma con grande orgoglio,faccio da portavoce all’ANPI di Volterra, in questa ricorrenza così importante per la nostra Storia recente. E’ un onore rappresentare i partigiani, il suo presidente Silvano Bernardeschi “Vento”, tutti i simpatizzanti e gli oltre 110.000 iscritti alla nostra Associazione in Italia, in buona parte al di sotto dei 20 anni.

Sono particolarmente contento di vedere tanti ragazzi e ragazze in questa Sala e li ringrazio fin d’ora per il toccante omaggio ai partigiani volterrani, che sapranno così bene interpretare. Il progetto memoria nelle Scuole è davvero importante e da organizzare bene, in sinergia con i presidi, gli studenti, i professori e i testimoni. Relegare a pochi attimi di riflessione, magari in determinate occasioni come il giorno della Memoria la possibilità di conoscere e sviluppare questi argomenti, ci sembra onestamente un po’ poco.

L’ ANPI di Volterra è viva, è capace, ed è consapevole di prendere l’impegno solenne di non essere solo custode di un passato, ma in grado di condividere un percorso comune con tutti quelli che si riconoscono nei suoi ideali.

Per noi dell’ ANPI, per le donne e gli uomini  partigiani, il 25 Aprile è la festa più bella dell’anno, nonostante tutti i tentativi che si fanno per svilire e svuotare di significati questo giorno, arrivando anche ad impedire che oggi si possa suonare o cantare “ Bella Ciao”. Proprio così ! Sta succedendo in alcune cittadine del nord del nostro Paese, in provincia di Treviso e di Verona. Quindi la stretta  attualità ci porta a dover parlare con dolore e sgomento, di minacce, devastazioni, imbrattamenti, accoltellamenti da parte di chi tenta di trasformare il Paese in una comunità razzista, anti semita e omofoba. Essere qui è voler affermare che il sopruso e l’intolleranza non diventino i valori del nostro vivere, è ringraziare gli uomini e le donne che si sacrificarono per un mondo migliore e più giusto.La Resistenza fu una lotta di popolo, che appartiene a tutto il popolo e a quelli che si riconoscono in quegli ideali, che non furono quelli di un partito. Fu unione di atei e di credenti, di appartenenti a tanti partiti: quello comunista, il partito d’azione, la democrazia cristiana,  quello socialista, gli anarchici, i liberali,  gli appartenenti a tante organizzazioni cattoliche, parteciparono anche i monarchici e tanti militari, anzi proprio a loro dobbiamo il primo imput alla ribellione  all’indomani dell’8 settembre, culminato con il massacro di Cefalonia. Fu aspirazione ad un autogoverno locale, fu sacrificio e rinuncia, fu speranza di una società più equa e più giusta. Possiamo inoltre affermare con legittimo orgoglio che Volterra e i volterrani non furono mai domi e sempre, dal nascere al morire della dittatura vi furono manifestazioni palesi di opposizione al regime e la scelta definitiva di combattere nei boschi, perché la libertà non ci fu graziosamente donata de eserciti stranieri, fu duramente e sanguinosamente conquistata dalla parte del popolo italiano in armi. Qualcuno ha detto che c’è più storia ed umanità in una singola lapide, che in dieci pagine di un libro; noi crediamo che gli internati, i torturati e tutti quelli che caddero  per la Liberazione, sarebbero ben felici di veder dimenticato il proprio nome, di vedere quelle lapidi senza un fiore, purchè fossero ancora vivi quei valori per cui essi dettero la vita. Ebbene, ora come non mai, possiamo affermare  che parlare della Resistenza e della Liberazione, è necessario e attuale. Insistere sulla Resistenza non è questione di nostalgie, ne di combattere sulla carta le battaglie di 70 anni fa. E’ questione di capire dove possiamo andare a cercare oggi quella speranza, quel domani, quella storia, che molti vorrebbero cancellare o rendere opaca.

Resistenza non significa passato, ma futuro. Proprio il futuro di cui oggi sentiamo la mancanza. Cancellare o dimenticare la Resistenza significa affermare o accettare che il mondo non cambierà mai, che noi non possiamo fare altro che rassegnarci o adattarci a tirare avanti, ciascuno come può.

Tira davvero una brutta aria, gli episodi sono tanti: il nuovo governatore del Lazio sostenuto ed eletto con i voti di gruppi neo fascisti, il tentativo di organizzare un congresso a Firenze di forze che non possiamo continuare a dire di destra ma xenofobe e naziste, l’attacco allo Statuto dei Lavoratori e dell’Art. 18, la distribuzione al mercato di San Sepolcro di sapone liquido in bustine griffate lega nord per meglio disinfettarsi dagli immigrati, questi stranieri untori portatori di malattie. Lo raccontava una signora con le lacrime agli occhi, alla commemorazione dell’eccidio di Montemaggio, e si chiedeva se tutto questo sta davvero succedendo nella civile terra Toscana. Meglio sarebbe se questi razzisti usassero il sapone per togliersi di dosso il puzzo di intolleranza che emanano da lontano.

In questa Italia spaccata da fenditure profonde, stiamo assistendo alla degenerazione della democrazia italiana in una post-democrazia autoritaria fondata sul denaro dei potenti e la riduzione dei deboli a sudditi, spettatori, tifosi. Un Parlamento di nominati dall’alto, sta facendo da alibi democratico a una vera e propria dittatura neorazzista dei potenti e degli sfruttatori, dei criminali e degli affaristi più ciechi e irresponsabili che l’ Italia abbia mai avuto, non in 150, ma in 2700 anni.

Ormai non si tratta più di questo o quel politico corrotto che andrebbe punito e invece governa tranquillamente, purtroppo siamo ben oltre ogni illusione di correzione giudiziaria ad un sistema nel suo complesso malato. L’ intero impianto della società italiana, la sua struttura istituzionale e politica è marcio dalle fondamenta. Domina incontrastato un nuovo tipo di fascismo, certamente diversissimo dal fascismo mussoliniano, ma direi quasi più pericoloso. Quello in camicia nera era un movimento reazionario di massa, bellicoso, aggressivo, che puntava all’ idea di fare dell’ Italia una potenza militare e coloniale. Questo invece è un fascismo rosa, carico di veleni e veline, totalmente privo di qualsiasi progetto generale: una brutale associazione a delinquere per accumulare denaro e godersi la bella vita.

E’ una nuova forma di potere: la cleptocrazia, e la riabilitazione postuma di tutti i corrotti della prima repubblica, è il suggello inevitabile di questa involuzione ladresca. Nel nuovo sistema infatti governa chi ruba di più; anzi il governo si identifica con il furto e il suo scopo è il bottino.

E il furto è multiplo: è furto di risorse e di denaro, perché si ruba ai poveri per far diventare i ricchi più ricchi; è furto di vita, perché i lavoratori sono espropriati non solo dei mezzi di lavoro, ma del lavoro stesso e , se stranieri ridotti da nuove leggi razziali,  a schiavi senza diritti; ma è anche furto di coscienza, di informazione, di autonomia, di bellezza, di natura e di salute.

Ma la catastrofe culturale e istituzionale prodotta dal bipolarismo, tanto decantato per lunghi anni dalla destra e dalla ex sinistra, sta solo ora raggiungendo il suo apice.

Per nascondere la sua brama di saccheggio la cleptocrazia distrae i derubati con lo spettacolo obbligato di film e trasmissioni televisive che ridicolizzano e marginalizzano qualsiasi residua velleità di pensiero autonomo. L’attualità si riduce alle previsioni del tempo e al gossip pecoreccio su prostitute, miss, amanti, fotoricatti, corna e affini. La stessa storia italiana non è più il passato comune del nostro popolo, ma urla di squadrismo mediatico contro i pochi che provano ad argomentare razionalmente e quindi rischiando di convincere qualche milione di concittadini. Subito il berlusconiano d’ordinanza tappa la bocca con ingiurie e false accuse: unico strumento è l’interruzione, la potenza delle corde vocali a surrogato dell’impotenza della ragione ; é la volontà del regime di chiudere ogni spazio che non sia prono al capovolgimento della realtà. Ricordiamoci che le democrazie prive di opinione pubblica, prive di cittadini pensanti, sono le peggiori, le più esposte a nuove dittature, sono nel migliore dei casi le dittature della maggioranza al potere, in un regime fondato sulla legge del più ricco e del più forte, di chi grida e minaccia di più, infischiandosene della legge e facendo leggi a proprio piacimento e che variano a seconda delle esigenze del più prepotente. Se costui viola la legge, non ha sbagliato lui: è sbagliata la legge, che viene cambiata su due piedi e se poi la Costituzione non lo consente, non è sbagliata la nuova legge: è sbagliata la Costituzione, che si può cambiare come delle mutande sporche!

Pensiamo che siano davvero tanti i motivi per esprimere con forza, proprio in questo giorno, tutte le nostre ragioni e ricordare le donne e gli uomini che si schierarono dalla parte giusta, e scrissero con il sangue del loro sacrificio, la nostra Costituzione.  Sappiamo che quando si parla di memoria si rischia sempre una sorta di ritualizzazione, costretti dalla necessità di dover contrastare le odiose interpretazioni revisioniste e negazioniste mosse da visioni apologetiche del nazifascismo e dell’ antisemitismo. Riteniamo però che la storia non è mai erudizione fine a se stessa ma è sempre contemporanea e parla sempre al presente ed è compito e responsabilità di ognuno avere cura della memoria. Concludo invitando tutti a festeggiare sempre e comunque il 25 aprile… perché un popolo che perde la voglia di verità, la capacità di indignarsi, nel cercare sempre e comunque la giustizie e la correttezza…..oltre ad essere senza memoria, sarà un popolo senza futuro. Grazie agli uomini e alle donne per l’insegnamento che ci avete dato, per aver resistito, per esserci stati d’ esempio. W la resistenza e W la liberazione !!

Dopo la visione del breve documento filmato “Combat Film” che riproponeva le immagini dell’ingresso delle truppe alleate in Volterra, ho tenuto a precisare che il C.N.L. in accordo con il Maggiore Inglese Clive Robinson, che assumerà il comando militare di Volterra, nominò questa Giunta provvisoria:

Sindaco,  Amedeo MEINI – componenti : Umberto BORGNA, Mario BARTALONI, Giuseppe BRUCI, Mario GIUSTARINI, Giulio Cesare TOPI, Giulio NANNINI e Aldo TUZZI.


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