La manovra contro il lavoro si sconfigge nel paese


editoriale di Paolo Ferrero da Liberazione di giovedì 27 maggio 2010

E’ arrivata la stangata. Una manovra pesantissima che colpisce i giovani, i lavoratori, in particolare quelli pubblici, determina il licenziamento di decine di migliaia di precari, taglia le risorse alle regioni e quindi al welfare, toglie autonomia agli enti di ricerca che forniscono i dati sulla situazione sociale del paese. Una manovra con effetti depressivi che aggrava la crisi e contemporaneamente ne scarica i costi sul mondo del lavoro complessivamente inteso: giovani, disoccupati, precari, lavoratori pensionati. Una vera manovra di classe condita da alcune insignificanti misure propagandistiche che servono solo a gettare fumo negli occhi.
Sbaglieremo però se ci limitassimo a denunciare il carattere antisociale della manovra. La nostra critica deve partire dalla motivazione della manovra. Il governo infatti dice: dobbiamo fare la manovra per non finire come la Grecia, cioè per non essere soggetti agli attacchi della speculazione. Il punto è che questa motivazione è falsa. Bloccare gli speculatori – cioè le banche e i grandi investitori, tutti commensali dei governatori europei – non sarebbe molto difficile. Basterebbe decidere a livello europeo di bloccare la vendita allo scoperto dei titoli pubblici, di obbligare la Banca Centrale Europea ad acquistare automaticamente i titoli di stato europei messi sul mercato, di tassare le transazioni finanziarie speculative (denaro in cambio di denaro). Con queste misure il meccanismo speculativo sarebbe messo in discussione alla sua origine e non avrebbe alcuna efficacia. Il punto è che i governi europei hanno deciso di utilizzare lo spauracchio della speculazione per ottenere il vero obiettivo che è quello di demolire il welfare e ridurre ulteriormente il costo del lavoro in Europa. I governi non sono impegnati in una titanica lotta contro la speculazione ma semplicemente utilizzano la speculazione per giustificare il massacro sociale. Come negli anni ’90 l’ingresso nell’Euro è stato usato per un generalizzato attacco contro i lavoratori, oggi viene usata la speculazione. La costruzione di un fantomatico nemico esterno viene utilizzata per sconfiggere il nemico interno, i lavoratori. Il fatto che questa elementare verità non emerga – e cioè che la stangata ha una motivazione falsa – è dovuta al fatto che tutti i governi europei, di centro destra come di centro sinistra, l’hanno condivisa. Centro destra e centro sinistra concordano infatti nel proposito di non uscire dalle politiche neoliberiste che sono all’origine della crisi. Il punto è che le classi dirigenti europee non hanno alcuna idea di come uscire dalla crisi e quindi proseguono con la ricetta di sempre: rendere più stretti i vincoli di Maastricht e ridurre il costo del lavoro. Proprio le ricette che hanno portato l’Europa ad essere il continente che più di tutti paga la crisi economica.
La nostra campagna contro questa manovra non può quindi limitarsi a contestare la manovra nel merito. Sarebbe una azione destinata alla sconfitta perché permetterebbe al governo di motivare il tutto in nome dell’interesse generale: non finire come la Grecia e battere la speculazione per l’appunto. La nostra campagna contro questa manovra deve partire dalla denuncia e dalla spiegazione che governi e speculatori stanno dalla stessa parte della barricata e sono uniti contro i lavoratori. Deve partire dal fatto che questa manovra non ci fa uscire dalla crisi ma la aggrava, ponendo le condizioni per subire domani altre stangate.
Dobbiamo quindi dire con chiarezza che la difesa del welfare, dei diritti e dei salari dei lavoratori, dell’occupazione contro ogni licenziamento, costituisce l’unico modo per difendere gli interessi generali della società e l’unica via di uscita dalla crisi.
Se quanto sopra affermato è vero è evidente che il luogo dove si può cambiare la manovra non è il parlamento ma il paese. In parlamento potremo avere aggiustatine,tentativi di coinvolgere l’opposizione ma nessun cambiamento di sostanza. L’unico modo per impedire questa stangata consiste nel costruire un movimento di massa nel paese contro questa manovra e contro le politiche neoliberiste.
Per questo sabato saremo nelle piazze di tutte le città a denunciare l’operazione antisociale in corso. Per questo sabato 5 saremo in piazza con il sindacalismo di base a manifestare a Roma e a Milano. Per questo proponiamo a tutte le forze dell’opposizione – parlamentare e non – di unirsi contro questa manovra per mettere il governo in minoranza nel paese. Per questo denunciamo la subalternità di CISL e UIL, complici con il governo nel narcotizzare il paese e chiediamo alla Cgil di assumere immediatamente iniziative di lotta, sciopero generale compreso. Questa manovra è contro la società, occorre organizzare la risposta sociale per impedirla. Se è vero come dice Gramsci che la storia dei partiti la si deve scrivere a partire dal ruolo che i partiti hanno nella storia del paese, oggi è il tempo di dimostrare che esiste in questo paese la sinistra di alternativa. La capacità di costruire relazioni sociale e alleanze politiche la si deve misurare nel concreto dell’opposizione a questa manovra, perché la speranza non può essere ricostruita nella delega ma nella costruzione consapevole della lotta.


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