Si dimetta il consiglio del Santa Chiara


Si è tenuto un incontro tra alcuni dipendenti dell’Azienda Santa Chiara e i rappresentanti dei gruppi consiliari di Volterra Città Aperta e Sinistra per Volterra, e La Sinistra Arcobaleno di Montecatini per affrontare i problemi della Casa di Riposo che, dopo le note vicende, non trovano al momento concrete risposte.

I convenuti hanno concordato sulla necessità che al più presto i Consigli Comunali siano informati ufficialmente sulla vicenda, ma ritengono che, per come sono state gestite le cose in questo ultimo anno, sia necessario provvedere alla revoca di tutto il consiglio d’amministrazione in carica e non solo alla nomina del consigliere in sostituzione di Orsi. Si richiede infatti che il Consiglio ridefinisca puntualmente i criteri per le nomine, uscendo della genericità attuale, precisando competenze e caratteristiche dei candidati, e che si ripristini la prassi del bando pubblico.

Durante l’ultimo anno, accanto ad azioni e dichiarazioni non positive del presidente, è stata palese l’assoluta inerzia del consiglio, che non risulta abbia mai contrastato orientamenti e decisioni prese da Orsi; del resto fu lui che, in inizio di mandato, in sede di assemblea del personale da lui stesso convocata, ebbe a dichiarare apertamente la sua intenzione di governare l’azienda senza bisogno né del contributo, né della collaborazione dei colleghi che lo avevano eletto presidente.

Quel consiglio che, nel migliore dei casi senza conoscere la persona, nominò quel presidente, che per tutto questo anno ha dimostrato di condividere le decisioni prese senza dare il minimo ascolto a chi chiedeva chiarimenti e senza tener conto del clima interno che sempre più si faceva pesante, e che tutt’ora tace sull’intera vicenda, deve essere revocato.

Attualmente sono in essere comportamenti dell’amministrazione che non sono rispettosi delle regole e procedure che il personale si è dato attraverso la propria rappresentanza sindacale. Il vicepresidente che, anziché proporre alla RSU iniziative e progetti che il consiglio dovrebbe aver formulato per dare risposta alle questioni emerse, ha convocato un’assemblea del personale su un ordine del giorno assolutamente generico, che non contiene nessun progetto né traccia di eventuali iniziative e percorsi che intenderebbe intraprendere, così ha voluto scavalcare la rappresentanza sindacale che invece doveva essere consultata in prima battuta.

Durante questo anno l’azienda non ha realizzato nessuno dei progetti deliberati dalla precedente amministrazione, pur avendo sostenuto pubblicamente la loro validità e la volontà di portarli avanti. Si sono invece contenuti o eliminati quei servizi che potevano contribuire a raggiungere quell’eccellenza oggi sempre più indispensabile per aziende come Santa Chiara, quali l’assistenza geriatrica e il servizio educativo, si è peggiorato il servizio di accoglienza, si sono eliminati gli incontri periodici con tutti gli ospiti e i loro familiari. Questi sono provvedimenti che non hanno certo migliorato il servizio erogato.

Per quanto è dato sapere il primo obiettivo che il presidente dimesso ha cercato di realizzare è stato il contenimento del deficit. Sarà da vedere a chiusura di bilancio la misura di quel contenimento. Di fatto però le azioni più importanti che abbiamo visto sono consistite in “alleggerimenti” dell’impegno aziendale in quanto a costi da lavoro dipendente. Sono state fatte, da parte del presidente, forzature pesanti nei confronti di alcuni dipendenti che in qualche caso si sono licenziati o sono andati in pensione, in qualche altro si sono trasferiti, con sacrificio personale non indifferente. Si è provveduto, ma non in tutti i casi, a fare sostituzioni con personale di cooperative o di agenzie, con un costo, abbiamo motivo di credere, non inferiore a quello sostenuto per il personale di ruolo.

Soprattutto queste vicende, delle quali il sindaco era stato informato dagli interessati, hanno fatto alzare la tensione interna che già era forte e prodotto ulteriori difficoltà al personale addetto all’assistenza; tuttavia, proprio per la disponibilità di questi ultimi, non si sono segnalati disservizi o cadute dei livelli assistenziali. Mentre è certo che chi avrebbe dovuto vigilare, cioè il sindaco in base alla legge regionale, e il CdA, in base alle deleghe ricevute e alle richieste di interventi, non ha fatto niente perché non si arrivasse al punto in cui siamo giunti.

Complessivamente nei confronti di Santa Chiara, struttura importantissima ma, sotto vari aspetti fragile, chi avrebbe dovuto tutelarla e farla crescere ha agito come un gruppo di guastatori col risultato di risparmi probabilmente inconsistenti, di offerta di servizi ridotta, di un clima interno insopportabile: un vero colpo da maestro che ha beccato ben tre piccioni con una fava!

Una struttura come S. Chiara, che fornisce servizi indispensabili ad una categoria particolare di persone, in un territorio disagiato, e che costituisce fonte di reddito per circa settanta famiglie (fra personale dipendente e personale esterno) non può, evidentemente, essere gestita in questo modo.

Non e’ tempo di avventure.

Chiediamo nuove nomine sulla base di nuovi criteri e che al più presto si metta mano a progetti certi, concertati con la società della salute e dei quali siano preventivamente informate le assemblee elettive del territorio, per lo sviluppo di Santa Chiara.

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